Da parecchi decenni ormai, per l’applicazione dei prodotti vernicianti liquidi, l’utilizzo di apparecchiature elettrostatiche ha permesso una maggior resa di trasferimento del prodotto impiegato per la verniciatura dei manufatti, ma ancora oggi, in molti casi, l’impiego corretto di tali apparecchiature è disatteso.
Ricordiamo brevemente i concetti fondamentali di tali sistemi che devono rispondere a tre elementi fondamentali:
- creazione di un campo elettrostatico (per mezzo di un generatore di alta tensione 60/80KV) verso i manufatti da verniciare
- atomizzazione delle particelle di vernice
- carica delle stesse
La carica delle nostre particelle di vernice dipende da due elementi determinanti quali: la tensione erogata dal generatore e la resistività della vernice.
Ricordiamo che la resistività elettrica di un materiale (nel nostro caso la vernice), è la capacità ad opporre resistenza al passaggio delle cariche elettriche.
L’unità di misura è espressa in ohmxcm e le vernici pronte all’uso devono avere valori entro un range da 5 x 106 a 5 x 107 ohm/cm.
Si sottolinea che il valore di resistività della vernice va misurato sul prodotto pronto all’uso, perché capita spesso che, pur utilizzando prodotti tarati elettrostaticamente, i diluenti impiegati per ottenere una viscosità di applicazione ottimale non lo siano. Di conseguenza, il prodotto finale è, come si dice in gergo, fuori campo e non si beneficia di nessun effetto elettrostatico. Si evidenzia quindi quanto sia importante conoscere il valore di resistività dei nostri prodotti.
Ricordiamo, inoltre, che un valore basso di resistività favorisce una rapida carica delle nostre particelle di vernice, ma di contro potremo avere un accumulo di vernice sugli spigoli dei nostri manufatti, e un maggior imbrattamento della testina di applicazione e un ritorno di vernice sull’operatore.
Al contrario, un valore alto di resistività non permette una buona carica delle particelle di vernici, riducendo drasticamente la resa del sistema elettrostatico.
Rampo 2014