Spesso, parlando di Sicurezza, soprattutto di dispositivi di sicurezza dei macchinari o di DPI, spunta fuori il termine ergonomia, col quale definiamo le caratteristiche necessarie ad un oggetto per conformarsi alla struttura fisica e/o alla natura dell’uomo. E quando, nonostante l’uso di questi dispositivi e di questi DPI, si verifica malauguratamente un infortunio sul lavoro, siamo pronti a puntare il dito su chi non ha fatto un corretto uso del dispositivo stesso.
Ciò su cui vorrei riflettere è che spesso le istruzioni che accompagnano i dispositivi, che ne dovrebbero chiarire le modalità d’uso o di applicazione, illustrando al lavoratore i comportamenti da mettere in atto per ottimizzarne l’uso, sono o scarsamente comprensibili, o addirittura difficili da reperire all’interno di depliants o opuscoli forniti dal produttore.
Non andrebbe dimenticato che il termine ergonomia dovrebbe essere applicato anche alla comunicazione, soprattutto a quella che, in tema di sicurezza sul lavoro, mira a trasferire nozioni che aiutino ad individuare i principali rischi della mansione e, conseguentemente, i comportamenti da tenere per limitare al minimo possibili infortuni (tra cui ad esempio, proprio l’uso corretto di un DPI, spunta fuori il termine ergonomia).
La comunicazione andrebbe quindi pensata ed attuata in funzione dei destinatari, ovvero:
- 1. adottando una terminologia familiare al lavoratore, non troppo specialistica;
- 2. considerando il poco tempo a disposizione per leggere le istruzioni;
- 3. facilitando al massimo il reperimento delle istruzioni ricercate, all’interno dei manuali esplicativi.